"Se proteggessero le donne come proteggono i dati saremmo tutte al sicuro"
20mila persone vogliono i dati sulla violenza di genere. Disaggregati, accessibili, aggiornati
In questo numero: la campagna Dati Bene Comune che abbiamo lanciato qualche settimana fa sta andando molto bene. Perché chiedere i dati è chiedere un sistema di prevenzione che funziona.
🗞️ Su SkyTG24 riporto i dati di indagini che riguardano l’odio online e le minacce che ricevono le donne in politica. In Svezia si sentono così a rischio per la propria vita che le donne si stanno ritirando dagli incarichi pubblici.
Teresa Numerico ha scritto una bellissima recensione di Perché contare i femminicidi è un atto politico, sul Manifesto, “La violenza sistemica e i dati mancanti”.
Dove sono nelle prossime settimane:
20 novembre, Milano: modero l’incontro “Stop violenza sulle donne: i numeri per interpretarla, le parole per denunciarla” alle 18:30 alla Feltrinelli di Piazza Piemonte. Con me ci saranno Marina Calloni, Università degli Studi di Milano-Bicocca, Cristina Carelli, presidente di D.i.Re - Donne in Rete contro la violenza, Linda Laura Sabbadini, ex direttrice dell’ISTAT e pioniera nella statistica di genere.
22 novembre, Firenze: sarò all’Eredità delle donne, alle 12, per un talk insieme a Céline Bonnaire, Azzurra Rinaldi, Daniela Santarpia ed Eva Giovannini.
23 novembre, Malnisio (PN): alle 16:30 sarò in dialogo con Rosy Battaglia su come favorire il cambiamento attraverso i dati al Malnisio Science Festival.
24 novembre, Torino: con Non una di meno e Nora Books, alle 21 al Centro Studi Sereno Regis.
26 novembre, Roma: sono all’Apple store di via del Corso con la cantante Ariete, Ilaria Cecchini, co-fondatrice di Women at Business e Maria Cafagna. Prenotazioni qui.
29 novembre, Cagliari: sono al festival Pazza Idea per partecipare a “Femminismo è libertà”, un panel a cui parteciperanno anche Vanessa Roghi, Vera Gheno, con la moderazione di Ester Cois. Ci vediamo alle 20:45 al Teatro Carmen Melis.
Oltre agli eventi programmati, che trovi qui, fino al 2026 non faccio più interventi o presentazioni. Il libro però si può ancora comprare e leggere, e magari regalare:


Se ce l’hai già, e se ti va, lasciami una recensione su Amazon o Goodreads <3
Sei tra le 12903 persone che leggono la newsletter. Nell’ultima puntata abbiamo parlato di una fonte preziosa di dati:
L’ultimo elemento che ha destato in noi non poca sorpresa (e che al contempo ci ha reso consapevoli del carattere fortemente situato della narrazione giudiziaria) è il ruolo e lo spazio assolutamente residuale che viene dedicato alla conoscenza delle vittime.
Alessandra Dino, Femminicidi a processo (Meltemi, 2021)
“Se proteggessero le donne come proteggono i dati saremmo tutte al sicuro”
Lo ha detto la scorsa settimana Cristina Mollica, professoressa di statistica all’università Sapienza, durante un evento dedicato a Ilaria Sula, vittima di femminicidio per mano di uno studente dello stesso ateneo.
Ma in che senso le istituzioni proteggono più i dati delle donne?
Ogni volta che faccio un intervento sul tema e parlo di come ci sia poca integrazione tra le banche dati governative, osservo facce piene di stupore. Perché mi rendo conto che il resto del mondo non funziona così: in azienda, ma anche nel settore umanitario, dove mi sono formata, per portare avanti qualsiasi progetto bisogna fare una valutazione dello stato dell’arte, poi un monitoraggio della realizzazione dell’intervento, e infine una verifica dell’impatto delle azioni messe in atto.
I dati vengono raccolti prima, durante e dopo.
Nonostante gli enormi passi avanti fatti dalle leggi che vengono approvate nel nostro paese, non ultima la fondamentale legge sul consenso votata alla camera stamattina, sembra che mettere insieme i dati per verificarne l’efficacia ed eventualmente colmare le mancanze (anche di fondi), sia sempre l’ultimo dei pensieri.
Ecco perché i risultati che sta avendo la campagna Dati Bene Comune sulla violenza di genere sono una buona notizia: più di 20mila persone chiedono dati disaggregati, trasparenti e accessibili.
Perché i dati sono bene comune
Quando abbiamo lanciato la prima campagna Dati Bene Comune, nel 2020, sembrava incredibile che 50mila persone condividessero la nostra battaglia per dati trasparenti, pubblici e utilizzabili per verificare le politiche pubbliche delle istituzioni, o lo sembrava a noi, piccolo gruppo di nerd dei dati. Ma la questione all’epoca riguardava la nostra salute e prendere decisioni quotidiane fondamentali come poter portare i bambini a scuola o andare in ufficio il giorno dopo: chiedevamo infatti i dati sull’algoritmo che colorava le regioni d’Italia durante la pandemia, quell’algoritmo che decideva il nostro diritto a uscire o meno di casa, di comune, di regione.
Quando abbiamo deciso di lanciare una campagna per dire ai ministeri (interno e giustizia) che i dati sulla violenza di genere non li possono tenere chiusi nei cassetti ma li devono pubblicare, ci siamo riuniti (onData, info.nodes, Transparency International, Period Think Tank, Action Aid) e abbiamo pensato come prima cosa di coinvolgere altre associazioni. Come quelle che lavorano sul territorio, a partire da D.i.Re – Donne in rete contro la violenza di genere, e poi tutte quelle da cui stiamo ricevendo l’adesione. Tante alleate per contare e misurare in modo efficace la violenza di genere.
Ventimila firme (ma ci arriviamo a 50mila, di nuovo? Dai!) sono anche un modo per dare sostegno a chi all’interno delle istituzioni li vuole questi dati.
Penso alla prima firmataria della legge 53 del 2022, la senatrice Pd Valeria Valente, che, portando avanti questo lavoro durante il precedente mandato della Commissione parlamentare d’inchiesta sui femminicidi, ha messo nero su bianco che i dati sulla violenza di genere dovrebbero essere prodotti in modo diverso, raccontati in modo diverso, rispetto a quello che veniva fatto fino a quel momento. E la Commissione, che accoglie nelle sue audizioni le istanze delle associazioni e della società civile, continua oggi a fare un lavoro prezioso, e quando si tratta di raccolta dati va sostenuta.
Unisciti alla campagna, e se collabori con un’associazione o un ente che vuole aderire firmando la lettera d’intenti, scrivici.
I data-link della settimana
Keep reading with a 7-day free trial
Subscribe to Ti spiego il dato - ogni settimana to keep reading this post and get 7 days of free access to the full post archives.






