Il 2025 è il primo anno in cui aumentano i paesi dove l’omosessualità è un crimine, e altre notizie
Reduce da novembre, riflessioni sparse e una data-rassegna
In questo numero: cosa resta di noi dopo il 25 novembre, e alcune data-notizie che abbiamo raccolto in queste settimane.
Grazie a
per l’intervista nella sua nuovissima Micelio e grazie anche a perché volevo essere ospite del suo podcast Shirley con questo libro e la puntata ora è qui perché possiate ascoltarla tuttǝ.Ultime interviste e articoli li trovate in rassegna stampa.
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Tour del 2025 quasi al termine <3
3 dicembre, Bologna: stasera vediamoci al Festival della violenza illustrata.
4 dicembre, Roma: nella redazione di Scomodo, la festa di Claim (e una scusa per parlare di attivismo digitale).
8 dicembre, Roma: tutto il giorno a Più libri più liberi a presentare libri non miei, ma di gente bravissima, guarda il programma.
9 dicembre, Genova: presentazione del libro alle 18:30 presso l’area archeologica dei Giardini Luzzati.
14 dicembre, Roma: sono al festival del Pensare migrante di Baobab Experience.
Sei tra le 13418 persone che leggono la newsletter. Nell’ultima puntata abbiamo parlato di come si dovrebbero usare i dati se parli in pubblico, soprattutto se hai un ruolo politico o lavori nei media:
#YesAllWomen per sottolineare un punto ovvio ma importante: non tutti gli uomini hanno spaventato le donne, ma sì, tutte le donne hanno provato paura a causa degli uomini.
Jia Tolentino, Trick Mirror (2019)
Cosa resta di noi dopo il 25 novembre e una data-rassegna per voi
Nelle ultime settimane di novembre l’attività e l’impegno di chi lotta contro la violenza maschile sulle donne si è particolarmente intensificata. Molte di noi erano ovunque, con più incontri al giorno e altrettanti contenuti pubblicati su tantissimi canali: insieme ad altre ospiti con cui abbiamo condiviso i palchi ci siamo confrontate sulla stanchezza reciproca, sull’esaurimento delle nostre risorse mentali e fisiche, sulla necessità di ripensare la parola “cura” nei confronti delle persone a cui chiediamo così tanto in questo mese. Come le facciamo sentire? Le paghiamo abbastanza? Accettiamo i loro rifiuti se ci dicono che non ce la fanno più?
Al tempo stesso, ci è sembrato che la qualità dei dibattiti e degli eventi a cui abbiamo partecipato fosse altissima: mi è capitato più di una volta di prendere il telefono, aprire l’app delle note e prendere appunti sulle parole che venivano pronunciate dagli altri relatori e relatrici.
Si è alzato il livello, ed è un bene. Le attività si moltiplicano e paradossalmente anche questo è un bene, perché come dicono i dati rappresentati in questo post di Will Media, l’effetto che produce una giornata come questa non è paragonabile con nessun altra (se conoscete dati che possono aggiungere dettagli o smentire a questa mia affermazione scrivetemi <3).
E quindi di noi, cosa resta? Restano i dati da leggere e da raccontare, come quelli che aspettavamo da 11 anni, prodotti dall’Istat per fotografare il sommerso della violenza di genere (ne ho scritto per SkyTg24 Insider e qui trovate i miei interventi video sul tema), e restano i commenti di odio sotto i nostri post, che per Meta non violano nemmeno le regole della piattaforma.
Ma non solo.
Lettere dal carcere come contro-dati
Il 25 novembre ero al campus ITC ILO di Torino, una sede delle Nazioni Unite dove si organizza la formazione di funzionari, attivisti e diplomatici sui temi del lavoro (l’lLO è la International Labour Organization). Nell’ambito della loro Gender Academy annuale ho tenuto un workshop sul femminismo dei dati a una classe di persone provenienti da Filippine, Senegal, Gambia, Costa Rica, Bolivia, India, Kenya e molti altri paesi, aiutandole a valorizzare l’intersezionalità dei dati, spesso invisibili o difficilmente comparabili, che riguardano il lavoro. Mi sono confrontata con chi si occupa di lavoratrici domestiche in Messico, di lavoratrici e lavoratori dell’industria del cacao in Africa subsahariana, e con molte altre esperienze.
In particolare, mi ha colpito il lavoro di N. M., che usa l’arte per lavorare nelle prigioni della Bolivia: attraverso le lettere dei carcerati alle loro famiglie e le lettere di risposta ricevute (visionate con il consenso di tutte le persone coinvolte), ha potuto raccogliere testimonianze sulla difficoltà di trovare lavoro per le mogli e le compagne di chi è in carcere, a causa dello stigma che pesa su di loro. Non ci sono dati ufficiali, ma portare questo tema alle autorità e anche all’ILO perché venga monitorato è importantissimo. Non abbiamo sempre bisogno di tabelle per portare avanti le nostre campagne, basta trovare il modo di ascoltare, e mettere l’attenzione sui giusti dettagli.
La data-rassegna
Il 2025 è il primo anno da quando l’UNAIDS monitora le leggi (dal 2008) in cui aumentano i paesi che criminalizzano l’omosessualità e l’identità di genere. Ben 64 paesi criminalizzano le relazioni tra persone dello stesso sesso e 14 criminalizzano le persone trans (Unaids).
Oggi è il 3 dicembre, giornata delle persone con disabilità che, come giustamente propone Ilaria Crippi, dovrebbe chiamarsi giornata della lotta all’abilismo. Nel nord Italia lǝ studentǝ con disabilità gravi passano quasi un terzo del tempo lontano dal resto della classe (9,4 ore). La media nazionale è di 7,3 ore (OPENPOLIS).
In media le famiglie statunitensi sarebbero disposte a pagare 744 dollari l’anno per ottenere una riduzione del 20% del tasso statale di violenza da armi da fuoco (INFODATA).
In Spagna, il 13% delle persone LGTBI+ intervistate dalla FELGTBI+ (Federación Estatal de lesbianas, gais, trans, bisexuales, intersexuales y más) dichiara di aver sperimentato il sexilio, un tipo di migrazione, interna o internazionale, motivata dall’orientamento sessuale ma e/o dall’identità di genere (OJALA).
In Italia, il 66% del corpo docente e l’83% di quello studentesco usa l’intelligenza artificiale generativa Eppure, il 35,6% dellǝ insegnanti crede che lǝ alunnǝ non la usino mai, mentre in realtà solo il 17% non ne fa uso regolare (TORTUGA).
La dataviz della settimana
Nel mondo, circa 1,8 miliardi di persone hanno le mestruazioni ogni mese.
Eppure, la maggior parte dei paesi continua a tassare i prodotti mestruali come beni di lusso. La maggior parte dei luoghi di lavoro non prevede il congedo mestruale. E nessun governo regola le sostanze chimiche che contengono assorbenti e tamponi.
Questo è il quadro che emerge dalle mappe realizzate dall’azienda di prodotti mestruali ecosostenibili Grace&Green. Vedere il mondo dal punto di vista dell’equità mestruale resta abbastanza desolante.
(Per approfondire il tema consiglio un libro utile, anche se forse già un po’ superato: Questo è il mio sangue di Elise Thiébaut, Einaudi, 2018. Ma anche, questa newsletter dall’archivio di Ti Spiego Il Dato).




Grazie di aver letto fino a qui, ci sentiamo mercoledì prossimo!







Grazie Donata di essere stata mia ospite a Shirley! Sono molto felice perché hai fatto emergere riflessioni molto profonde non solo sul tema dei femminicidi, ma in generale su come è evoluta la cultura del dato negli ultimi anni. Aspetto il prossimo libro, l'invito è sempre aperto!