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Cosa dice delle nostre città il dato sui bagni pubblici. E come si contano
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Cosa dice delle nostre città il dato sui bagni pubblici. E come si contano

Un bagno che esiste è un bagno che resiste

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Donata Columbro
and
Roberta Cavaglià
Jun 11, 2025
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Oggi comincio con un appello, prima di passare la parola a

Roberta Cavaglià
, con un pezzo scritto da lei direttamente da Lisbona. E l’appello è questo:

Conosci o fai parte di associazioni intitolate/fondate da persone vicine a una vittima di femminicidio? Se sì, compila questo form: vorrei capire quante sono in Italia, dove sono, che tipo di lavoro svolgono per la comunità. Non c’è un’anagrafe specifica e le ricerche sui motori o con l’IA portano a pochissimi risultati. Quelle che conosco nemmeno vengono fuori. Mi aiuti? Grazie davvero!

Nel numero di oggi parliamo ancora una volta di spazi urbani, e lo facciamo, anzi lo fa Roberta Cavaglià con dati e storie sui bagni pubblici di Lisbona. Sai quanto siamo legati a questo tema se ci leggi da tanto, mentre se arrivi qui dalle ultime puntate devi assolutamente recuperare le newsletter in cui parliamo di città per bambini e bambine.

Sappi che sei tra le 11990 persone che leggono la newsletter. Nell’ultima puntata abbiamo parlato di storie nascoste dalle statistiche ufficiali, quelle di chi fa richiesta per la cittadinanza italiana.

Storie nascoste nei dati ufficiali sulla cittadinanza

Storie nascoste nei dati ufficiali sulla cittadinanza

Donata Columbro and Roberta Cavaglià
·
Jun 4
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Intanto ti ricordo che se vuoi coinvolgermi in un evento puoi scrivere a contact-columbro@elastica.eu.

Per promuovere il prodotto della tua azienda, un evento o un corso in questi spazi scrivi a newsletter@tispiegoildato.it, rispondo io oppure Roberta.

Le prossime date dove possiamo incontrarci:

  • 21 giugno, Milano: alle 10, al teatro Elfo Puccini per l’assemblea di Coop Lombardia parliamo di dati, parità e futuro, con Maura Latini, presidente di Ance Coop Italia, e Sonia Blarasin, vice presidente Coop Lombardia.

  • 21 giugno, Bergamo: dalle 18 alle 19:30 in occasione dell’evento Molte Fedi, la rassegna culturale delle Acli parlo con lavoratori e lavoratrici del sociale. Portando dati, ovviamente.

  • 22 giugno, Bergamo: dalle 11 alle 12, alla Biblioteca Angelo Mai, un dialogo-podcast con Valentina Tomirotti sul tema “A misura di chi? La città del welfare”.

  • 25 giugno, Milano: intervengo con piacere all’evento di MongoDB in tema di gender bias, discriminazioni e algoritmi.

  • 25 giugno, Ravenna: alle 21 presentazione del libro alla Casa delle Donne.

  • 17 luglio, Torino: presento il mio libro “Quando i dati discriminano”, presso la sede dell’associazione culturale Comala.

I movimenti politici e sociali hanno una forte matrice urbana: le rivendicazioni di giustizia passano attraverso l’aggregazione e la cristallizzazione di identità politiche nello spazio pubblico, cioè attraverso processi di identificazione e raggruppamento in movimenti, reti, associazioni o comunità portatrici di istanze comuni.

Alberto Vanolo, La città autistica (Einaudi 2024)

Un bagno che esiste è un bagno che resiste, di
Roberta Cavaglià

Praça do Comércio è una delle piazze più famose di Lisbona. È qui che, per più di duecento anni, hanno vissuto i reali portoghesi, prima che il grande terremoto del 1755 distruggesse gran parte della città (ma poco importa: per la popolazione questa piazza è ancora il Terreiro do Paço, la piazza del palazzo).

È qui che si ritrovano migliaia di turisti ogni giorno: una piazza di 30mila metri quadri, circondata su tre lati da edifici chiari che al piano terra esibiscono bar e ristoranti. Nel mezzo, una statua. Sul quarto lato, un belvedere sul fiume Tago.

Ora che hai immaginato (o ricordato) Praça do Comércio, puoi visualizzare il suo opposto: Praça Paiva Couceiro. Una piazza minuscola, nel mezzo della città, circondata dal traffico e qualche albero, dove i turisti arrivano solo per sbaglio. È qui che si ritrovano invece le persone del quartiere a chiacchierare, fare pranzo, bere una birra, giocare a carte.

Ed è qui che Infraestrutura Pública, un collettivo che lotta per il diritto all’utilizzo dello spazio pubblico a Lisbona, ha deciso di intervenire nel 2023 per difendere un elemento urbano ormai quasi in via di estinzione: i bagni pubblici.

Il bagno del popolo

“Abbiamo preso Praça Paiva Couceiro come esempio per dare visibilità a un problema molto più grande: la sparizione delle infrastrutture che rendono lo spazio pubblico davvero tale”, mi ha spiegato al telefono Marta, portavoce del collettivo.

In una delle sue prime azioni, come ho raccontato in questo episodio di Ibérica, il collettivo ha restituito alla popolazione le 48 sedie che il Comune aveva fatto sparire durante la pandemia e mai riposizionato.

Ma come mi ha ricordato Marta, potersi sedere in una piazza o alla fermata del bus è importante, ma non è tutto. “La presenza di un bagno gratuito e accessibile trasforma lo spazio pubblico da luogo di passaggio a luogo in cui poter davvero trascorrere tempo senza preoccupazioni e senza spendere soldi”, ha precisato la portavoce del collettivo, che da anni documenta la scomparsa o la privatizzazione di queste infrastrutture a Lisbona.

Dopo tutta questa ricerca, Marta e gli altri componenti di Infraestrutura Pública hanno deciso di fare qualcosa di più innovativo di un semplice manifesto: costruire, da zero, un bagno pubblico ambulante e portarlo per sette giorni in varie piazze della città dove i servizi avevano chiuso o erano diventati a pagamento. Prima fermata: Praça Paiva Couceiro.

Foto 1: Un signore anziano, con indosso un cappotto scuro e un berretto, si trova accanto a un gabinetto pubblico bianco con un tetto rosso appuntito. Sul lato del gabinetto è presente una scritta in portoghese che recita "SANITÁRIO PÚBLICO INAUGURADO 2024 CONSTRUÍDO PELOS CIDADÃOS DE LISBOA", accompagnata da un disegno colorato che assomiglia a un sole sorridente. A sinistra del gabinetto ci sono due sedie di legno rosse e una bacinella verde. Lo sfondo mostra un ambiente urbano con alberi e edifici. Foto 2: Un cartello bianco con una sommità rossa e una cornice blu mostra la scritta "CASA DE BANHO DO POVO" in lettere nere. Sotto la scritta, c'è una piastrella bianca e blu che raffigura un gabinetto, con la scritta "WC" in piccolo in basso. Il cartello si trova all'aperto, con alberi spogli e persone sfocate sullo sfondo.Foto 1: Un signore anziano, con indosso un cappotto scuro e un berretto, si trova accanto a un gabinetto pubblico bianco con un tetto rosso appuntito. Sul lato del gabinetto è presente una scritta in portoghese che recita "SANITÁRIO PÚBLICO INAUGURADO 2024 CONSTRUÍDO PELOS CIDADÃOS DE LISBOA", accompagnata da un disegno colorato che assomiglia a un sole sorridente. A sinistra del gabinetto ci sono due sedie di legno rosse e una bacinella verde. Lo sfondo mostra un ambiente urbano con alberi e edifici. Foto 2: Un cartello bianco con una sommità rossa e una cornice blu mostra la scritta "CASA DE BANHO DO POVO" in lettere nere. Sotto la scritta, c'è una piastrella bianca e blu che raffigura un gabinetto, con la scritta "WC" in piccolo in basso. Il cartello si trova all'aperto, con alberi spogli e persone sfocate sullo sfondo.
Il bagno ambulante in Praça Paiva Couceiro (Credits: Rita Ansaldo, Mensagem).

Nel suo piccolo tour per Lisbona, il bagno ambulante è riuscito a funzionare grazie alla collaborazione dei membri del collettivo: una persona trasportava due bacinelle d’acqua, un’altra la carta igienica, gli assorbenti e i tamponi, un’altra il cestino e un’altra le pareti e il tetto.

“L’abbiamo fatto per sottolineare un paradosso: qualsiasi cittadinǝ può costruire un bagno pubblico, anche se molto precario, mentre le autorità che hanno tutti i mezzi economici e tecnologici per farlo non lo fanno. Come è possibile che nel 2025, nella capitale di un paese europeo, non ci siano queste infrastrutture di base? È come se stessimo andando indietro nel tempo”, ha rivendicato la portavoce.

Di fronte a questa installazione, le persone hanno avuto reazioni molto diverse. “Alcune non si avvicinavano per paura che fosse a pagamento, un comportamento che sottolinea quanto siamo abituatз, ormai, alla privatizzazione dei servizi pubblici. Altre l’hanno usata e poi hanno condiviso la loro esperienza con il resto dei bagni pubblici di Lisbona, spesso inaccessibili alle persone che usano sedie a rotelle, passeggini o deambulatori, a causa delle dimensioni dei cancelli di entrata o dei servizi stessi. Altre ancora hanno paura di entrare e rimanere chiusi dentro o non riescono a decifrarne i vari bottoni”, ha riportato Marta.

La composizione è un dittico, con due immagini affiancate.  A sinistra, un giovane sta sciacquandosi le mani in una bacinella verde trasparente, accanto a una caraffa blu scuro. Dietro di lui, si intravede un cartello bianco con del testo stampato.  A destra, si vede un gabinetto portatile nero con il coperchio alzato, che rivela un rivestimento interno nero e un oggetto di stoffa arancione. Una mano è visibile mentre sistema la stoffa all'interno del gabinetto.
Funzionamento del bagno ambulante (Credits: Rita Ansaldo, Mensagem).

L’esperimento del bagno ambulante, però, è solo la punta dell’iceberg del lavoro di ricerca e raccolta dati di Infraestrutura Pública. Un lavoro che si è dimostrato, dall’inizio, più difficile del previsto.

I dati sui servizi igienici, infatti, sono scarsi, spesso frammentati, poco aggiornati o in mano a privati. In Italia, ad esempio, alcune città segnalano la presenza delle toilette pubbliche sui loro siti istituzionali (ma l’utente che hanno in mente sono lз turistз, non la popolazione). Nell’Unione europea come ricorda questo articolo, “non esiste una definizione europea legalmente riconosciuta di cosa sia un bagno pubblico, figuriamoci di un parametro per definire quanti dovrebbero essere disponibili pro capita in aree urbane e non urbane”. Ogni città, provincia, regione si muove quindi in ordine sparso: tra le iniziative più sorprendenti cito solo “Nette Toilette”, un programma che prevede un sussidio pari a un centinaio di euro fornito in alcune città tedesche e svizzere ai ristoranti e locali che permettono alle persone di accedere ai loro servizi senza essere clienti. Per una visione d’insieme esistono poi numerose app, tra cui Where is the toilet, fondata dallo youtuber italiano Jaser, o PeePlace, i cui dati sono alla base di uno studio chiamato “The Public Toilet Index”. Nella classifica, realizzata calcolando il numero di bagni pubblici ogni centomila persone (centomila persone, lo riscrivo per farlo assimilare meglio, alle quali tra l’altro nella vita reale si sommano anche lз turistз), ai primi posti arrivano Islanda, Svizzera e Nuova Zelanda, con più di 40 bagni ogni 100mila persone. L’Italia ne conta 7, il Portogallo 13.

“Non ci sono dati sul numero di bagni pubblici che esistono o sono esistiti a Lisbona. Non solo: nessun ente pubblico ha mai risposto alle nostre richieste. Quindi abbiamo fatto da solз”, ha specificato Marta. Per ricostruire la situazione, il collettivo ha quindi intervistato il personale di pulizia dei servizi ancora attivi e provato a mappare la presenza di WC pubblici cercando immagini nell’archivio fotografico di Lisbona o attraverso la modalità Street View di Google Maps.

“Abbiamo scoperto, ad esempio, che una volta i bagni pubblici erano delle vere e proprie case”, ha spiegato Marta, precisando che la lingua portoghese conserva ancora questa connotazione (“bagno” si dice infatti “casa de banho”, a prescindere dalle sue dimensioni). “Avevano un grande tetto e varie entrate ed erano un punto di ritrovo sociale, dove il personale, oltre a tenere pulito, poteva aiutarti a chiamare un taxi, darti indicazioni o tenerti da parte la spesa”.

Una fotografia in bianco e nero mostra un vecchio edificio pubblico con un tetto a più falde e una struttura ottagonale o poligonale, simile a un chiosco. Le pareti sono in mattoni scuri, con inserti decorativi e finestre, e vi sono affissi dei manifesti. Un albero spoglio si trova a sinistra, mentre a destra si intravede la figura di una persona con i capelli ricci. Una recinzione bassa delimita l'area circostante.
Una casa de banho storica (Credits: Archivio municipale di Lisbona).

Dopo aver localizzato, per quanto possibile, le casas de banho passate e presenti, il collettivo ha iniziato a raccogliere dati su modalità di accesso e orari, scontrandosi con una nuova serie di ostacoli e domande senza risposta: perché alcuni servizi costano cinquanta centesimi e altri un euro? Perché in alcuni i bambini pagano dagli otto anni in su e in altri al compiere dei dodici anni? Perché in una piazza chiudono alle tre di pomeriggio e in un’altra alle undici di sera? E soprattutto: Perché in molti casi non vengono esposti gli orari sulle pareti dei bagni pubblici?

“Pensiamo che le autorità non vogliano esporre gli orari all’esterno dei bagni pubblici per evitare reclami. Se non so quando dovrebbe essere aperto, non posso lamentarmi del fatto che sia chiuso o guasto”, ha ipotizzato la portavoce. Tutte le altre domande, invece, restano senza risposta.

Per aiutare la cittadinanza e utilizzare più spesso i bagni pubblici di Lisbona (un primo passo per poi poter richiedere un servizio migliore al Comune), Infraestrutura Pública ha trasformato prima la sua raccolta dati in un volantino gratuito che distribuito in bar, farmacie, centro culturali e altri luoghi molto frequentati dalla popolazione. “Questo volantino non dovrebbe esistere. Dovrebbero esistere indicazioni per strada e orari affissi alle pareti dei bagni, uguali per tutti i servizi della città”, ha precisato Marta.

A inizio anno, grazie alla collaborazione con il giornale online Lisboa Para Pessoas, il collettivo ha creato una mappa interattiva dei bagni pubblici di Lisbona che specifica luogo, orari, eventuale costo e i contatti degli enti di riferimento per presentare reclami. La maggior parte dei dati viene dalle ricerche realizzate negli ultimi tre anni, ma ogni giorno la mappa si arricchisce anche con le segnalazioni che arrivano per mail.

Una mappa di Lisbona intitolata "Sanitários Públicos Lisboa" con vari indicatori: icone di persone verdi e blu che indicano i bagni pubblici, e simboli di euro arancioni che potrebbero indicare bagni a pagamento o altri servizi. La mappa mostra diverse zone della città come Reboleira, Campo Grande, Marvila, e Bairro da Boavista. Il fiume Tejo è visibile sul lato destro.
Screenshot della mappa realizzata dal collettivo insieme a Lisboa Para Pessoas.

Nella mappa, che permette al collettivo di raggiungere più persone rispetto al volantino iniziale e che aiuta lз utenti a localizzare i servizi da dispositivi mobili, si contano 29 WC e tre orinatoi pubblici gratuiti, 10 WC pubblici a pagamento e 12 WC ad accesso pubblico e gratuito (all’interno di biblioteche, centri commerciali, etc.).

In un articolo dedicato alle azioni del collettivo, il giornale Mensagem ha segnalato che nel 2023 la giunta comunale aveva dato il via libera a una mappatura dei servizi igienici della città. Pochi mesi dopo, la stessa giunta aveva approvato la creazione di una nuova rete di bagni pubblici “inclusivi, adeguati alle necessità femminili, equipaggiati di prodotti per l’igiene mestruale, cestini per la spazzatura, specchi, acqua corrente, sapone e dispositivi per asciugare le mani”. Sollecitato dal giornale sullo studio e sull’installazione dei nuovi servizi, il Comune non ha risposto.

Forse lo faranno tra qualche mese, quando Infraestrutura Pública pubblicherà il libro dove confluiranno tutti i dati e le informazioni che hanno raccolto negli ultimi anni sulla scomparsa dello spazio pubblico e degli elementi che lo compongono.

Nel frattempo, il collettivo continua a monitorare, con l’aiuto della cittadinanza, i pochi bagni pubblici della città di Lisbona, tenendo a mente una frase che ha detto uno dei suoi membri in un’intervista: “Un bagno che esiste è un bagno che resiste”.

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