Ti spiego il dato - ogni settimana

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I dati sui femminicidi sono dati "carismatici"

Il senso di essere stata 1 minuto e mezzo in tv alle Iene

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Donata Columbro
and
Roberta Cavaglià
Oct 22, 2025
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In questo numero: sono stata alla trasmissione Le Iene come ospite dei loro monologhi. Un minuto e mezzo per parlare di dati e femminicidi. Un “esperimento” che mi ha fatto ripensare ai dati carismatici.

C’è una novità: curo una nuova newsletter per Internazionale, si chiama Numeri, esce due volte al mese e dentro ci trovate i miei commenti (sarò buona, almeno per le prime puntate) sul modo in cui i giornali rappresentano i dati che raccontano l’attualità. La prima è dedicata al Carrie Bradshaw index, che l’Economist cura da tre anni. È riservata alle persone abbonate al giornale, se lo siete, iscrivetevi <3

🗞️ [angolo SkyTg24] Ottobre. Mese della prevenzione, mese “rosa”. Ogni volta che una campagna, un’iniziativa a favore delle donne, viene ribattezzata con l’uso del colore “rosa”, bisognerebbe sempre approfondire se funziona davvero. Ne ha scritto

Paola Chiara Masuzzo
nella sua ultima newsletter, e ne ha parlato Mara Mibelli, attivista e paziente oncologica, facendo emergere storie di “ordinaria discriminazione” quando si tratta di accesso alle cure:

“Dopo quattro mesi, tre ecografie, due mammografie, un test citologico, un istologico ecoguidato, e quasi 1500 euro spesi, ho avuto una diagnosi di carcinoma duttale triplo negativo. Se non avessi avuto il privilegio economico di poter pagare anche per visite “a dir poco superficiali”, forse ora sarei in un’altra situazione”.

La sua storia e quella di tante altre pazienti è confermata dai dati dell’Istituto Superiore di Sanità: il 75% delle donne fra i 50 e i 69 anni si è sottoposto allo screening mammografico a scopo preventivo, ma nel sud e nelle isole la copertura crolla sotto la soglia minima del 50%, con punte negative allarmanti, per cui la Calabria si attesta al 13,4%, la Campania al 30,4%, e la Sardegna al 41,1% dove rimane molto bassa anche l’adesione spontanea, che è del 23,6%.

Continua su SkyTg24.

Dove sono nelle prossime settimane:

  • 24 ottobre, Bari: presento il libro alle 18:30 alla Feltrinelli insieme al collettivo Bandelle e all’autrice Ilenia Caito.

  • 25 ottobre, Bari: torno felicemente allo Storytelling Festival con un monologo e reading a partire dal libro, alle ore 17. Una cosa nuova, un esperimento. Vi racconterò.

  • 28 ottobre, Roma: presentazione del libro nell’ambito della rassegna Tutt3 in Biblio con Natascia Gbric, giornalista di Fanpage.it. Ci vediamo alle 18 nella sala del Consiglio Municipale in piazza Sempione 15.

  • 30 ottobre, Triuggio (MB): presento il libro alle ore 21 in Sala Consiliare.

  • 4 novembre, Vicenza: incontro presso la chiesa di San Vincenzo alle 20:30 nell’ambito del ciclo “Costruire Alleanze 2025”.

  • 7 novembre, Roma: sarò a Il Domani delle donne, evento organizzato dal quotidiano Domani, alle 11.45 al tempio di Adriano con la giudice Paola Di Nicola Travaglini, l’avvocata Ilaria Boiano e Federica Rosin per l’Osservatorio femminicidi di Non una di meno.

  • 8 novembre, Roma: parliamo di Perché contare i femminicidi è un atto politico da Lucha y Siesta, in mattinata.

  • 13 novembre, Roma: alle 18:30 presento il libro alla Villetta Social Lab, Garbatella.

  • 15-16 novembre, Padova: al festival Cicap.

Ti ricordo che se vuoi coinvolgermi in un evento puoi scrivere a contact-columbro@elastica.eu e per le presentazioni di quest’ultimo libro in particolare scrivere a press@rodella-comunicazione.it.

Sei tra le 12588 persone che leggono la newsletter. Nell’ultima puntata abbiamo parlato di sorveglianza:

La sorveglianza insegnata ai bambini prepara la strada a quella dello Stato e dei compagni violenti

La sorveglianza insegnata ai bambini prepara la strada a quella dello Stato e dei compagni violenti

Donata Columbro and Roberta Cavaglià
·
Oct 15
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«E tu che cosa rispetti, invece?» le ho chiesto ironicamente. Lei ha risposto, seria: «Intanto, me stessa».

Alba de Céspedes, Quaderno proibito

Uno spot sui dati che mancano, ma poi?

Domenica scorsa sono stata ospite della trasmissione tv Le iene con un monologo di 1 minuto e 27 secondi sul tema del “contare i femminicidi” (link di Instagram o della versione web).

Sono stata in cucina a vedere The Diplomat fino all’ultimo, ma poi ho ceduto al cringe di guardarmi in diretta.

Al di là del cogliere o meno, come femminista, l’invito da parte di una trasmissione che non sempre si rivela attenta al modo corretto di parlare di violenza di genere (ho registrato il video due settimane prima quanto accaduto con il caso di Asia Vitale), per me la questione fondamentale era anche riuscire a condensare in 1 minuto, “massimo un minuto e mezzo” secondo le loro indicazioni, quello che spiego nelle 200 pagine del mio ultimo libro e quello di cui mi occupo da anni con il mio lavoro di giornalista e di attivista dell’associazione onData.

Un minuto sui femminicidi, anzi sui dati dei femminicidi che non ci sono. È diventato quasi uno slogan. Uno spot. Dateci i dati. La banca dati sui femminicidi non esiste. Vogliamo i dati aggiornati.

Ma poi? Che senso ha continuare con questo ritornello? Portarlo in televisione, con solo 1 minuto a disposizione, senza poter approfondire?

María Florencia Alcaraz, giornalista femminista argentina, spiega a Catherine D’Ignazio, autrice di Counting feminicide, il senso di uno slogan diventato oggi movimento:

L’hashtag #NiUnaMenos significa ‘non una di meno’, ma è anche una richiesta di fermare tutte le forme di oppressione, dalla violenza più estrema al lavoro invisibile e non retribuito delle donne; dagli aborti non sicuri alle molestie quotidiane per strada.

I (contro) dati sui femminicidi come dati carismatici

“Uomo non permette alla compagna di accedere al conto corrente di famiglia”, “marito obbliga la moglie a rinunciare al lavoro”, “donna si dimette per curare i genitori anziani mentre i fratelli continuano a lavorare”, non sono titoli che fanno notizia. Mentre “uomo accoltella donna con cui aveva una relazione”, purtroppo, sì. Il concetto di dato carismatico si basa sul fatto che la violenza di genere assume molteplici forme, ma non tutte sono facilmente misurabili o emergono dalle cronache quanto i casi di femminicidio.

Il dato carismatico è un dato

la cui natura drammatica o spettacolare spinge diversi soggetti a intraprendere azioni per il cambiamento sociale.

Non possiamo ignorare i femminicidi. Ma al tempo stesso, i dati dei femminicidi “non dicono niente” se li prendiamo come cifra che indica DA SOLA il problema della violenza di genere. Certo che se ci fermiamo qui, l’idea di rispondere al fenomeno dei femminicidi solo con un nuovo reato e la pena dell’ergastolo ha senso (forse).

Pensiamo alle persone che muoiono nella traversata del Mediterraneo. Sono 1645 da gennaio a oggi (Unhcr). La questione cruciale non è come rendere quel viaggio più confortevole e meno pericoloso, né vietarlo (“se non volete morti in mare mettete la nave Libia Roma”, diceva uno striscione di protesta a Lampedusa, svariati anni fa), ma affrontare il fatto che gli esseri umani abbiano il diritto di spostarsi liberamente attraversando le frontiere, senza morire, per nessun motivo.

I dati carismatici dovrebbero diventare il punto di partenza di un dibattito più ampio, non pietre da lanciarsi addosso. Cos’hanno in comune gli ultimi femminicidi nel nostro paese? Cosa è andato storto? I soldi che investiamo danno i loro frutti o no?

Ok ok, ripeto sempre le stesse cose. Ma se qualcunə ha visto la trasmissione, consiglio un altro video, registrato il giorno con la senatrice del PD Valeria Valente (prima firmataria della legge 53/22 che cito anche nel monologo), Federica Scrollini della cooperativa Be Free, che gestisce sportelli e centri antiviolenza, e la giornalista Claudia Torrisi, insieme alle quali ho presentato il mio libro in Senato grazie a un invito del senatore Filippo Sensi.

Da sinistra: Claudia Torrisi, io, Valeria Valente e Federica Scrollini.

Il dato “carismatico” è un esercizio di approfondimento, e

funzionano simultaneamente come “prova scientifica e testimonianza di un imperativo morale, e perciò hanno il potenziale di innescare azioni in un modo che altri dati non hanno.”

Una porta d’ingresso, scrive ancora D’Ignazio. Verso un panorama più ampio, e più complesso da analizzare.

I data-link della settimana

a cura di

Roberta Cavaglià

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