Si può vivere di cultura?
Vi racconto la storia del mio foglio di calcolo "Previsioni Fatturato"
È il 6 gennaio e questa non è una newsletter come le altre - non è mercoledì, no - ma un piccolo dietro le quinte del mio lavoro. Per questo possono leggerla integralmente solo le persone che pagano un abbonamento mensile o annuale: scrivere a poche persone mi rende più libera. Ho un rapporto complicato con le meta-newsletter, quelle che svelano “i segreti” di un processo creativo o di una professione, perché temo che leggere qualcosa che funziona per qualcuno di cui conosciamo soltanto la produzione culturale (libri, newsletter, articoli, film, dischi…) possa diventare sì una fonte di ispirazione, ma anche un rischio. Quello di farci pensare che quel metodo sia l’unico per poter fare quel lavoro, raggiungere quei risultati.
Nel 2024
mi ha chiesto di rispondere alle domande della sua newsletter “Scrivere di”, dove ha intervistato persone che scrivono per lavoro, e ho raccontato tanti dettagli del mio processo di scrittura, come mi muovo, quali sono gli strumenti che uso, come organizzo (o dis-organizzo) le mie giornate.Sono rimasta però turbata da una persona che mi ha detto “vorrei stare con te tutto il giorno per vedere come fai”.
Be’, non è raccomandabile, ve lo assicuro (leggete la newsletter di Letizia).
Ma quello che posso fare è condividere qui un’altra parte del processo, che è quella economica.
Tre anni fa, nel 2022, ho cambiato lavoro e tornando completamente libera professionista ho deciso che non avrei più preso in carico consulenze di comunicazione digitale - che ho sempre affiancato al lavoro di giornalista, visto che che questa professione svolta fuori da una redazione, in Italia, molto difficilmente può diventare la principale fonte di reddito - alzando il rischio di impresa della mia partita iva. Solo divulgazione, formazione e scrittura.
Sarebbe stato davvero possibile vivere come freelance pura?
In un tema di seconda media, in cui cerco di capire che scuola scegliere, confesso: “Il mio sogno infatti è diventare scrittrice di libri per ragazzi, perché adoro inventare le storie più strane e fantasiose, ma penso che comunque questo debba rimanere un sogno, almeno fino a quando non avrò trovato un altro lavoro che mi possa mantenere.”
Conoscendo le (alte) spese mensili della mia famiglia - viviamo a Roma, abbiamo due bambini e i nonni lontani - sapevo che non avrei potuto permettermi di avere un fatturato sotto una certa soglia.
Se non funziona, ho pensato, inizio a mandare dei cv da qualche parte. Ma devo scoprirlo in fretta.
A dicembre, infatti, dopo aver portato i bambini a tagliarsi i capelli prima delle vacanze di Natale, al momento di pagare il bancomat “non funziona”. Sarà la linea, dice il caro parrucchiere, passa quando riesci. Non era la linea, era il conto vuoto.
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