La storia del progetto di mappa collaborativa più famosa e usata al mondo
Chi possiede i dati ha un potere.
In questo numero: “vi porto con me”, direbbe un’influencer di viaggi, dal Burkina Faso al Regno Unito, per scoprire la storia delle mappe di sfondo più usate per riprodurre i dati cartografici (anche da Meta e da Apple, per esempio).
Segnalazioni. Sono stata intervistata dalla Radio Svizzera Italiana a proposito del mio ultimo libro, sulla Rete 2, nel programma Alphaville: sono 10 minuti di un bel dialogo con una persona preparata sul tema. Su Rai Scuola è andata in onda una puntata di Digital World, condotto da Matteo Bordone, dal titolo “Tecnofemminismo”, ci siamo io, Lilia Giugni, Diletta Huyskes e Laura Carrer. Un sogno? No, si guarda integralmente qui. Ieri la diretta con Alessia Dulbecco per il progetto “Oltre le differenze, un libro al mese per ripensare la parità” è stata molto bella. Per chi preferisce leggere invece di guardare e ascoltare consiglio l’intervista uscita su “Luce”, il portale de La Nazione dedicato ai diritti e alle diversità.
Ringraziamo lo sponsor di oggi, Salesforce, che con Tableau Pulse offre una serie di webinar interessanti sull’uso delle AI nell’analisi dei dati.
Ma ora vi lascio alla newsletter1.
It’s not about ‘open access’, it’s about ‘equal access’ – open levels the playing field.
Jon Tennant (The [R]evolution of Open Science, 2020)
Da Londra a Ouaga, la storia della mappa che ha cambiato la raccolta di dati cartografici
Nel febbraio del 2014 ho fatto il mio ultimo viaggio in Burkina Faso. Sono lì per tenere dei corsi di citizen journalism nelle scuole della capitale Ouadagoudou e intanto cerco storie da pubblicare sui giornali per cui collaboro. Non ricordo come fossi venuta a conoscenza del suo lavoro, ma prima di partire fisso un incontro con Gildas Guiella, classe 1984, lo stesso anno di Zuckerberg, il fondatore di Facebook. Guiella però non lavora con i social media: sta costruendo qualcosa di più solido, un fablab, un laboratorio di fabbricazione digitale, per realizzare progetti di raccolte dati collaborative, come quelle che vuole attivare per il monitoraggio della qualità dell’aria della capitale: sensori di Co2 collegati con led rossi e verdi per segnalare i luoghi e le ore in cui l'inquinamento è al massimo oppure al minimo. Quel pomeriggio attraverso la città in motorino con un suo amico e quando arrivo mi mostra un cortile deserto, pecore e tanta sabbia: “Ecco dove sorgerà la sede del nostro OuagaLab”.
In dotazione al OuagaLab c’è una fresatrice a controllo numerico e una pala a motore eolico, destinata a diventare la fonte di energia sostenibile del laboratorio. Di tutto questo racconto su Wired e altre testate, ma tralascio un progetto che sembra molto meno sexy del trend del momento, cioè il movimento dei “maker” e dei fablab, appunto, ma che invece rivela una portata molto più significativa: Guiella mi racconta che sta anche collaborando con un servizio di mappatura per segnalare aree a rischio per la diffusione della malaria, cioè le zone paludose o allagate durante la stagione delle piogge. Non solo: quel servizio viene usato da lui e altre persone - anche in Senegal, scopro l’anno successivo incontrando la community di questo software a Dakar - per segnalare letteralmente l’esistenza di vie, quartieri o interi villaggi su una carta geografica digitale. Le immagini satellitari infatti non sono molto dettagliate quando si tratta di luoghi in cui non c’è una grande attività economica da rilevare. Anche quando ci sono persone che ci abitano, e che vorrebbero sentirsi rappresentate su una mappa, per esempio per chiedere più servizi alle proprie amministrazioni pubbliche o alla cooperazione internazionale.
Da Ouagadougou facciamo un salto nel tempo e nello spazio, andando alla Londra del 2004, dieci anni prima.
Steve Coast è uno studente di dottorato alla University College London e ha bisogno di usare dati geografici pubblici per la sua ricerca. Il problema è che l’Ordnance Survey, l'ente pubblico che si occupa della cartografia nazionale nel Regno Unito, non rilascia licenze gratuite. Coast decide quindi di fabbricarsi da solo le mappe che gli servono, con l’idea di sviluppare una “Wikipedia per i dati cartografici”, consentendo a qualsiasi persona appassionata di mappe, anche principiante, di contribuire alla sua piattaforma utilizzando dati verificati da unità GPS portatili (come i telefoni cellulari).
È la nascita OpenStreetMap, a oggi, appunto, la basemap delle basemap, completamente gratuita e accessibile a chiunque, che diventa la base su cui poggiano non solo decine di progetti e iniziative non profit, come Ushahidi o Humanitarian Open Street Map, ma anche i software alla base delle mappe di Apple e Meta. Le mappe di sfondo, o basemap, appunto, sono il contesto geografico per il contenuto che si desidera visualizzare su una mappa. Quando si crea una mappa, è possibile scegliere la mappa di base che si desidera utilizzare. prima di OSM, bisognava chiedere questi dati agli enti pubblici e pagarli. Oppure a Google e pagarli. Eppure sono dati nostri, sono dati pubblici.
Come racconta Niccolò Rigacci in un podcast per Wikimedia Italia la comunità all’inizio andava letteralmente per le strade a costruire il dato, a piedi o in bicicletta, come nel caso di Ouaga.
Nel suo libro “Data action”, la urban planner Sarah Williams ricorda che molti avanzamenti avvenivano durante i mapping party, che erano anche occasioni di apprendimento della cartografia digitale open source per intere comunità:
Gli appassionati di mappe nelle città di tutto il mondo si riunivano in "mapping party" promossi dai membri volontari della fondazione dove imparavano a utilizzare unità GPS portatili e si avventuravano nella mappatura di territori sconosciuti. Le feste spesso comportavano semplicemente il sedersi attorno a un tavolo di fronte a computer, con scatole di pizza nelle vicinanze, tracciando strade da immagini satellitari utilizzando uno strumento di OpenStreetMap. […] Partecipare a queste serate era un modo per imparare tra pari mentre si generavano dati sotto l'etica dei principi e delle pratiche open source. Nel 2007, OpenStreetMap ha tenuto la sua prima conferenza "State of the Map", che da allora è diventata uno dei principali raduni per la comunità delle mappe open source.
Come sarebbe un mondo senza Open Street Map? L’ho chiesto ad
, presidente della , esperto di dati pubblici e di sistemi informativi geografici:In più, mi racconta sempre Borruso, “la banca dati di OpenStreetMap è di una ricchezza e di un potenziale incredibile. È possibile fare analisi su ampia scala di banche dati che a volte non troviamo nei singoli portali open data dei vari stati europei. Con i dati di OpenStreetMap è possibile verificare le infrastrutture per le bici, su tutta la rete stradale, ad esempio in tutta Europa. Sono temi importanti perché sono legati a nuove abitudini, a una nuova economia, all'attenzione verso il benessere, all'attenzione ecologica”.
La comunità di mappe open source che OpenStreetMap ha sviluppato ha contribuito a guidare l'innovazione, in particolare in applicazioni—come quelle progettate per accelerare la risposta ai disastri—dove la partecipazione della folla è essenziale, racconta ancora Sarah Williams nel suo libro, tutto dedicato a come trasformare la raccolta dati in azioni comunitarie concrete. La storia di OSM è la storia di una mappatura partecipativa di successo perché colma una lacuna che è creata dalla disparità di potere tra chi ha i dati, li controlla e si fa pagare per usarli, e chi quei dati li vive, li abita, e non li possiede:
Questa creazione aperta e lo scambio di informazioni sono i primi passi collettivi per cambiare lo status quo e utilizzare i dati per cambiare la società2.
Questa newsletter è sostenuta da: Salesforce e Tableau
Le ultime tecnologie, come l'AI che crea contenuti e l'automazione, stanno cambiando il gioco nell'ambito dell'analisi dei dati. Il cuore di questa trasformazione sono i dati stessi: è fondamentale che le aziende sappiano interpretarli e sfruttarli per fare scelte più consapevoli, rimanere competitive e migliorare il rapporto con i clienti.
Tableau Pulse è una novità che semplifica l'accesso ai dati e li rende più facili da capire per tutti, personalizzando l'esperienza e rendendola più contestualizzata e smart, grazie all'uso dell'AI generativa e delle analisi avanzate.
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La dataviz della settimana
La primavera è arriva prima e non è solo una tua impressione. Da questa premessa si sviluppa l’ottimo lavoro basato sui dati del Washinghton Post che vi condivido non solo per la mappa e il grafico qui sotto, ma anche per il box di spiegazione che il giornalista produce per raccontare come ha sviluppato il pezzo.
Quando mi viene chiesto “come superare i bias” o far superare la diffidenza delle persone rispetto ai dati che comunichiamo, ecco, così.
Il tour di aprile (continua)
Busto Arsizio, oggi 10 aprile presento "Quando i dati Discriminano" al Circolo Gagarin, alle 21:30.
Firenze, 16 aprile: alla Sala Ketty La Rocca – MAD alle 17 porto il femminismo dei dati in una conferenza che si intitola “Avvicinarsi al femminismo”
Online, 18 aprile: dalle 17 facciamo un viaggio nel data design con Tangible (si può seguire su Linkedin)
Fidenza, 20 aprile: andiamo “Dentro l’algoritmo, la società del XXI° secolo tra persone, dati e tecnologie” nell’ambito del festival Terra Incognita.
Perugia, 21 aprile: torno al Festival del Giornalismo in un panel insieme alle incredibili Lilia Giugni, Vera Gheno e Silvia Semenzin.
Online, 22 aprile: con il Data Book Club commentiamo l’ultimo libro scelto, “Le tessitrici” di Loreta Minutilli (effequ).
Milano, 23 aprile: partecipo alla rassegna “Open Polifactory” organizzata dal Politecnico di Milano presentando il mio libro, c’è un link Eventbrite per registrarsi.
Questa newsletter è stata mandata a 7195 persone, se ti è piaciuta la puntata forse potresti apprezzare anche questa:
Ho conosciuto Jon Tennant grazie a
che ne racconta la storia in questo numero della sua newsletter. Non posso aggiungere altro, leggetela.Il link al libro di Sarah Williams, Data Action (MIT Press)
Le parole di Jon Tennant, la voce di Andrea Borruso, e un racconto preziosissimo. Che bomba di numero!