Il viaggio di una particella di N02 (forse)
Dita schiacciate, furti sotto casa e monitoraggi notturni: quello che non si vede dietro una tabella
In questo numero: una storia molto concreta (e pure fisicamente dolorosa) di raccolta dati.
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Data is, after all, not a heartbeat or a hippo sighting or a river’s temperature. It is a measurement of a heartbeat. A document of a hippo sighting. A record of the river’s temperature.
Jep Thorp, Living in data
Traduzione mia: I dati, dopotutto, non sono un battito del cuore o un avvistamento di ippopotami o la temperatura di un fiume. Sono la misura di un battito cardiaco. Un documento in cui viene segnato l'avvistamento di ippopotami. Una registrazione della temperatura del fiume.
È sabato notte (le 21:27). Il mio isolato dorme, perché i locali con la birra buona sono a 500 metri da casa mia e questo basta a nascondere l’esistenza di una vita notturna ai miei occhi stanchi di genitrice di due ragazzini under five. Prendo la scaletta che teniamo in casa per raggiungere i ripiani più alti, mi infilo in ascensore, piena di adrenalina per quello che sto per fare. La mia prima raccolta dati cittadina!
Qualche mese fa, dopo aver scoperto la campagna e i dati terrificanti diffusi da Cittadini per l’Aria a Milano decido infatti di partecipare al monitoraggio del biossido di azoto (no2) su Roma previsto per il 2023, acquistando un campionatore per l’aria, che arriva qualche giorno prima dell’inizio della raccolta dati, che deve essere avviata tra il 4 febbraio e il 4 marzo.
A recuperare il sacchetto con le istruzioni e la provetta ci mando il mio amico Marco, che arriva da Torino e da una lunga giornata di lavoro, ma non dice mai di no:
Il giorno dopo, con il favore delle tenebre, seguo le istruzioni contenute nel sacchetto e scendo a posizionare il campionatore. Scelgo il palo davanti a casa, così posso averlo sempre sotto gli occhi, e nel togliere il tappo giallo (quello da rimettere alla fine del monitoraggio) mi taglio la pelle sotto l’unghia: sorrido pensando che questo viaggio dei dati è perfettamente concreto, fisico, pure doloroso. Le caselle di un foglio di calcolo non si riempiono magicamente da sole, le mappe dell’inquinamento delle nostre città non le crea un’intelligenza artificiale: senza le centinaia di mani che tra il 3 e il 4 febbraio 2023 hanno attaccato i campionatori ai lampioni e ai pali di tutta Roma sarebbe impossibile recuperare la materia prima con cui produrre quelle tabelle e poi quelle visualizzazioni di dati.
Per una settimana il campionatore fa il suo dovere, succhia l’aria non proprio limpida del mio quartiere.
Poi, scompare.


Ci rimango malissimo. Vero è che mi piace sempre dimostrare quanto i dati non siano un metodo infallibile per conoscere un fenomeno, che ci sono dei limiti, che durante la fase di raccolta e produzione dei dati possono emergere degli errori, dei problemi molto umani come anche il furto della strumentazione di rilevazione, ma, ecco, proprio al mio campionatore doveva capitare questo destino? :)
Per fortuna l’associazione Citizen for Air di Roma viene in mio soccorso, e mi procura un’altra provetta. Questa volta la metto davanti al mio ufficio, sperando che le mie vicine di casa, suore dell’istituto del sacro sangue di Gesù, non siano troppo turbate da questa misteriosa presenza:
Citizen science e scienza aperta, per cambiare la ricerca?
Il progetto di Cittadini per l’aria è a tutti gli effetti un’esperienza di citizen science, scienza fatta dai cittadini (e dalle cittadine).
Secondo Caren Cooper, autrice del libro “Citizen Science: How Ordinary People are Changing the Face of Discovery” e di una Ted sul tema, la scienza non è quello che accade in laboratorio, a porte chiuse. Può accadere ovunque. Il cittadino che mette a disposizione il proprio tempo per raccogliere dati e osservare la realtà che lo circonda non ha un’importanza secondaria a chi sta in laboratorio. In più, i progetti di citizen science sono utili per coinvolgere la popolazione nella ricerca scientifica promuovendo uno scambio che arricchisce entrambi.
Senza la collaborazione di persone comuni molti dati sui cambiamenti climatici sarebbero impossibili da monitorare. Come quelli del progetto Nature’s Calendar, che incoraggia l’osservazione di massa di 67 eventi primaverili e 24 autunnali a livello nazionale, a cui oggi partecipano 40mila persone, e che ebbe inizio nel lontano inverno del 1736, nel Norfolk, in Inghilterra, quando il signor Robert Marsham decise di annotare sul proprio diario delle osservazioni riguardo al proprio giardino gelato in attesa della primavera. Iniziò a registrare 27 eventi legati al ciclo vitale delle piante, come la prima fioritura, la comparsa delle foglie, l’arrivo di uccelli migratori e di più di 20 specie animali e vegetali comuni. Continuò a raccogliere questi dati fino alla sua morte, nel 1797, e tramandò il lavoro ai propri eredi, che proseguirono con la registrazione del diario fino al 1958, fornendo un prezioso record di 223 anni di cambiamenti della fauna e della flora della regione.
Non c’è niente che separi i comuni cittadini dai ricercatori, se non le diverse esperienze.
Lo ha detto Gabriela Carrara, che cura gli eventi Slow Science alla biblioteca scientifica del CNR di Bologna, e che lunedì scorso ha invitato Paola Masuzzo a parlare di open science e open data. Se il mio viaggio dei dati continua (io toglierò il campionatore il 19 marzo), quello del movimento della scienza aperta ha sicuramente subìto un’accelerata con l’intervento di Masuzzo a Bologna. E di questo ne parlo qui.
La dataviz della settimana
È una “horror chart”, come quelle che colleziona Marco Cortella su Twitter, prodotta dal ministero del tesoro britannico e “corretta” dall’istituto nazionale di statistica: si fa SEMPRE partire da zero l’asse delle Y quando si rappresenta un grafico a barre, perché potrebbe fornire un’interpretazione distorta delle informazioni:


Tour e segnalazioni di marzo
Il 2 marzo sono sul palco del Diversity Brand Summit per parlare di consapevolezza nel considerare i dati una lente attraverso cui guardare il mondo.
Il 4 marzo sono ospite di Break The Silence Italia per un webinar sugli effetti dell’algoritmo (o degli algoritmi) sul genere femminile. Per registrarsi passare da qui.
Il 7 marzo alle 18:30 presento Dentro l’Algoritmo alla libreria del Golem di Torino intervistata dalla giornalista Roberta Cavaglià. È necessario prenotarsi.
Il 9 marzo a Roma parlo di algoritmi (sempre a partire dal libro) all’università Luiss di Roma in occasione di AnyGiven8.
Il 10 marzo alle 20:45 la presentazione di Dentro l’Algoritmo è alla biblioteca comunale di Sirmione insieme a Nicolò Sarno, presidente dell’associazione Giovani di Sirmione.
Corso di giornalismo. Sono ancora aperte le iscrizioni per il corso di giornalismo “Un mondo da raccontare” che si tiene alla Scuola del Libro, con la direzione di Annalisa Camilli, giornalista di Internazionale. Sono tra i docenti con una lezione sul data journalism, lavoriamo sulle domande da fare ai dati per ricavarne una storia, ci sarà da divertirsi.
(intervista) Federica Crovella mi ha intervistata per la sua inchiesta Le donne hanno paura, ma nessuno sa quanto: mancano le ricerche sulla sicurezza - su Il Fatto Quotidiano
(podcast) Sono stata ospite del podcast La stanza di Adil per parlare di Dentro l’Algoritmo
(diretta) La diretta su come si fa giornalismo con i dati si può recuperare qui.
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Grazie di aver letto fino a qui, ci leggiamo mercoledì prossimo!
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[NB: Questa newsletter è stata riletta e corretta dalla super Magda Basso. Se ci sono errori li ho fatti io aggiungendo cose prima dell’invio.]
Ciao Donata, temo ci sia un refuso nel testo sulla dataviz della settimana: dici che NON si deve mai far partire l'asse x da 0, perché potrebbe fornire un'informazione distorta. Non è forse vero l'esatto contrario?
Su questo argomento ci sono due posizione spesso molto polarizzate, mi piacerebbe sapere la tua! Io ad esempio sono per far partire i grafici sempre da 0, ma posso anche provare a capire che, per trasmettere un determinato messaggio, a volte può valer la pena """distorcere""" una info, l'importante ovviamente è dichiararlo sempre! Ciao :)
Ciao Donata! Forse lo sai, a Bologna hanno fatto un progetto simile i comitati genitori delle scuole comunali insieme alla rete Aria Pesa
https://ariapesa.org/aria-pesa-scuole