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Cosa ce ne facciamo dei dati se non lavoriamo sulla preparedness
Di alluvioni, prevenzione del rischio e gestione dell'emergenza. Con un audio da Lugo (RA)
In questo numero: è difficile evitare di parlare dell’alluvione in Emilia Romagna, ma è anche difficile parlarne senza avere la presunzione di dire “bisognava fare così”. E invece non c’è nessuna risposta semplice a un’emergenza complessa come quella che segue un’alluvione (o un terremoto, o un uragano…). Ci sono alcune riflessioni che ho condiviso con chi ci vive, nelle zone inondate, e con chi lavora nel settore della prevenzione e delle emergenze.
Lo sponsor di questa newsletter è Banca Etica, che ha pubblicato il suo ultimo Report di Impatto, cioè l’approfondimento in cui vengono monitorati e misurati con una metodologia unica in Italia gli impatti sociali e ambientali dei finanziamenti erogati a persone, organizzazioni e imprese. Nel sito ci sono grafici e numeri sul cambiamento positivo per le persone e il pianeta realizzati grazie a chi ha scelto la finanza etica nel corso del 2022.
E ora, via alla newsletter.
[...] quel tono neutro che adottiamo quando è in atto una catastrofe e in realtà non c'è niente da dire.
Vite che non sono la mia, Emmanuel Carrère (traduzione di Federica Di Lella, Maria Laura Vanorio, Adelphi 2019,)
La preparedness è la capacità dei sistemi, delle comunità e degli individui, di prevenire, proteggersi, rispondere rapidamente, reagire, e recuperare dopo… “un’emergenza”, che sia di tipo sanitario o riguardi il territorio.
In un documento dell’Istituto superiore della sanità lo si definisce anche come
un processo coordinato e continuo di pianificazione e messa in opera di attività riviste sulla base del monitoraggio dei risultati.
Coordinato e continuo. Sulla base dei dati.
I dati, per una volta, ci sono.
Il sito di Ispra, l’Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale, ha una sezione dati e indicatori aggiornata e divisa in 13 sezioni, dai cambiamenti climatici alla biodiversità, dai rifiuti all’aria. Ognuna di queste sezioni contiene altre categorie interne, e altrettanti dataset in formato aperto, anche rappresentati sotto forma di mappa navigabile. Qui l’intero catalogo degli open data.
L’Ispra elabora anche degli indicatori relativi allo stato dell’ambiente in Italia: sono 300 e rappresentano la più completa raccolta di dati statistici e informazioni su questa tematica. In questi giorni per esempio abbiamo visto citare quelli legati al rischio idrogeologico, che misurano il rischio di frane e di alluvioni in Italia. Il 18,4% dell’intero territorio italiano per esempio è mappato come zona a maggior pericolosità di frane e alluvioni, ma ancora più utile è guardare questi dati a livello locale, ed è possibile farlo con la mappa dei rischi di Istat:
Per ogni comune è anche possibile scaricare un piccolo report in pdf (grazie Matteo Fortini per la segnalazione) e rendersi conto della situazione della propria città rispetto alla media provinciale e regionale.
Un’altra mappa molto utile da consultare è quella della piattaforma italiana sul dissesto idrogeologico, per cui è possibile navigare comune per comune, strada per strada, i dati di rischio alluvioni e frane:
Ma quante persone sono al corrente dell’esistenza di questi dati? E sanno interpretarli? Questa domanda mi ossessiona e infatti l’ho condivisa con diversi contatti della mia rubrica in Emilia Romagna. Grazie a chi mi ha risposto con pazienza.
Tu sapresti cosa fare domani, in caso di alluvione nella tua città?
Beppe Cataudo è un amico dai tempi del mio primo Freelancecamp, vive a Lugo, una zona alluvionata, e lavora a Faenza. Beppe e la sua famiglia stretta stanno bene, per pochissimi centinaia di metri non hanno subito allagamenti in casa, mentre il cugino, di cui parla all’inizio dell’audio che sentirete, sta vivendo la drammatica situazione di Conselice, ancora allagata da due giorni, per cui la situazione è quella descritta dal Corriere Romagna, così:
A livello di estensione territoriale, sono 3.136 gli ettari allagati, pari a circa la metà dell’intero Comune di Conselice e 222 gli sfollati attuali che sono stati accolti nei centri di accoglienza di Conselice e Argenta.
(e qui, altri dati sulle conseguenze a lungo termine degli allagamenti)
Ieri gli ho chiesto:
ma tu, da domani, se si verificasse ancora un’alluvione di questo tipo, sapresti cosa fare? Comprare un gommone o sacchi d’argilla, oppure valutare il rischio e quindi decidere se e quando uscire di casa?
Mi risponde in 8 minuti di audio, che gli ho chiesto di poter condividere qui:
Il fatto è che i piani di emergenza esistono. Vengono progettati dalla protezione civile insieme agli amministratori delle città e poi pubblicati nei siti internet dei nostri comuni di residenza o di domicilio, dentro pdf ben impaginati che dovrebbe venirci in mente di consultare - avendo le competenze digitali per trovarli - una volta assunta la consapevolezza di trovarsi in un territorio di rischio.
Ho pensato alla mia consapevolezza del rischio alluvionale o sismico delle due città che mi stanno a cuore, quella dove abita la mia famiglia e quella dove vivo io. Non ricordo di aver mai partecipato a eventuali esercitazioni o che mi siano state fornite indicazioni ufficiali su come comportarmi in caso di emergenza, sull’esistenza di punti di accoglienza (esistono, perché ho trovato il pdf del comune di Roma) o altro.
“Manca una cultura del rischio”, mi racconta una persona che i piani di emergenza li scrive, e che si trova in missione nelle zone colpite dall’alluvione (preferisce restare anonima):
La situazione è di un evento sicuramente eccezionale anche per quello che si aspettavano. Questi eventi sono presi in considerazione dai piani di emergenza ma sono difficili da mitigare. Poi ci sono gli errori e le sottovalutazioni, sicuramente delle amministrazioni, che per esempio hanno messo strutture importanti in punti che non ci dovevano stare. Il fatto è che rispetto ad altri eventi che ho vissuto, qui hanno dei tempi di risposta eccezionali. Qui si sono rimboccati tutti le mani e hanno iniziato a superare la situazione molto molto velocemente. La risposta immediata c’è, ma nei prossimi giorni si potrebbe trasformare in altro se non governata nel modo giusto.
E che ce ne facciamo dei piani di emergenza?
“Non li considera nessuno, nemmeno gli amministratori che devono divulgarli ai cittadini, perché politicamente spesso non è vincente dire che vivi in un’area a rischio”.
Politicamente. La visione politica a lungo termine ci salverà? Non lo so, ma in tempi di emergenza climatica e aumento dei fenomeni meteo estremi non possiamo permetterci di ignorare questa mancanza.
Questa newsletter è sostenuta da: Banca Etica
7.789 persone fragili inserite nel mondo del lavoro
5.045 persone migranti accolte
69.540 t CO2 evitate
677.228 t di rifiuti riciclati
Sono solo alcuni dei numeri con cui Banca Etica misura e pubblica le ricadute positive sulle persone, l’ambiente e le comunità realizzate attraverso la sua attività di credito. Puoi scoprire tutti gli altri dati scorrendo la nuova edizione del Report di Impatto 2023, un documento ancora unico nel contesto bancario internazionale.
La dataviz della settimana
Che impatto avrà l’AI sul tuo lavoro? Una viz interattiva del Washington Post:
Siamo a metà del tour di maggio, daje
Trieste. Il 27 maggio per la prima volta sono al festival di Parole Ostili.
Roma. Il 28 maggio, dalle 14, partecipo a un evento in sostegno del centro antiviolenza Lucha Y Siesta presso la redazione di Scomodo, in via Carlo Emanuele I 26.
Roma. Il 29 maggio tengo una keynote alla International Visual Methods Conference all’università Sapienza.
Padova. Il 31 maggio presento Ti Spiego il Dato al Festival Je T'aime.
Prima di lasciarci vorrei invitarvi a fare una donazione a favore della Biblioteca Manfrediana di Faenza. Sono stata ospite di questi spazi per presentare il mio libro qualche mese fa. Oggi molte sale sono distrutte, molti volumi sono irrecuperabili, ma il messaggio delle bibliotecarie è pieno di speranza:
Ci sono molti libri da ricomprare, alcune sale sono da ricostruire. Quindi ecco gli estremi per contribuire con una donazione:
BONIFICO BANCARIO AL COMUNE DI FAENZA
IBAN: IT20V0627013199T20990000808
Conto corrente intestato a: COMUNE DI FAENZA
Causale “Biblioteca Manfrediana”
BIC/SWIFT: CRRAIT2R
Per approfondire vi invito anche a leggere l’ultima newsletter di Alessandra Farabegoli
da Ravenna, e di Nicolas Lozito, che cita numeri e una pubblicità progresso, in tema, del 1977.Ultima info: con il gruppo di civic hacker nato per coordinare l’emergenza del terremoto in centro Italia del 2016 stiamo provando a capire se ci sia la necessità di un nuovo portale dello stesso tipo. Intanto abbiamo aperto un gruppo Facebook, si passa di qua.
A mercoledì prossimo!
Cosa ce ne facciamo dei dati se non lavoriamo sulla preparedness
In un documentario di Vittorio de Seta del 1993 intitolato “In Calabria”, si descrive un aneddoto che mi ha colpito. Un uomo faceva il mestiere del “carbonaio” e sceglieva con cura gli alberi del bosco da poter tagliare per produrne carbone, affinché quella risorsa che gli dava lavoro non andasse persa con una sovra-produzione, ma avesse il tempo di rinnovarsi di anno in anno, garantendo a sé stesso la prosecuzione di quel mestiere negli anni a venire e una rigenerazione controllata e naturale del bosco. Cos'era quello se non un legame “spirituale” con il luogo, un obbligo quasi “religioso” nei confronti del paesaggio? E' che abbiamo smesso di fare questo, di prenderci cura del nostro territorio. E non a caso la parola cura è una parola femminile. Le leggi, lo Stato, i regolamenti e le buone condotte sono elementi scaturiti dalla volontà dell'uomo, mentre alla donna è stata delegata la cura di tutto ciò che non è sociale, non è collettivo. Quindi alla domanda "la politica può fare qualcosa?" la risposta è "sì", riscoprendo il valore della cura per il nostro paesaggio. In un articolo che ho scritto l'ho definita "femminilità curante".